Argomenti trattati
Negli ultimi anni, il panorama della regolamentazione digitale in Europa ha subito cambiamenti significativi. Le grandi aziende tecnologiche hanno intensificato i loro sforzi di lobbying, investendo ingenti somme di denaro per influenzare le normative che governano il mercato digitale. Nel 2025, la somma totale dedicata a queste attività ha raggiunto i 151 milioni di euro, un incremento del 33,6% rispetto ai 113 milioni del 2024.
Questa crescita esponenziale, evidenziata da un’analisi del Corporate Europe Observatory e di LobbyControl, segna un punto di svolta nelle dinamiche di potere tra le Big Tech e le istituzioni europee. Solo quattro anni fa, le spese per lobbying si aggiravano attorno ai 97 milioni di euro, segnalando un aumento del 55% in un breve lasso di tempo.
Strategie delle Big Tech per influenzare le normative
Il cuore della questione riguarda le normative chiave, come l’Artificial Intelligence Act, il Digital Markets Act (DMA) e il Digital Services Act (DSA). Le aziende tecnologiche puntano a una regolamentazione meno severa, definita come “light”, per mantenere il loro predominio nel mercato.
Un’azione coordinata
Secondo il rapporto, la strategia delle Big Tech è ben delineata: puntare alla deregolamentazione per rafforzare la propria posizione, evitando sanzioni e modificando le leggi fin dalle fasi iniziali dei processi legislativi. Questo è reso possibile anche da un clima politico favorevole, dove le lobby statunitensi, in particolare durante l’amministrazione Trump, hanno incentivato una visione pro-mercato che ha trovato eco anche in Europa.
Il rischio di questa intensa attività di lobbying è evidente: si potrebbero osservare indebolimenti dei progressi ottenuti nella limitazione dei poteri monopolistici e nella protezione dei diritti digitali dei cittadini. La battaglia per il futuro del web si sta trasformando in una vera e propria guerra economica e politica.
Il ruolo della diplomazia statunitense
Non si tratta solo di investimenti economici; recentemente, la diplomazia degli Stati Uniti ha giocato un ruolo cruciale nel plasmare il dibattito normativo europeo. Personalità di spicco come Mark Zuckerberg e Donald Trump hanno espresso preoccupazioni sulla regolamentazione europea, etichettando leggi come il DSA come forme di “censura”.
Costruzione di una narrativa
Una parte della strategia di lobbying comprende la costruzione di una narrativa secondo cui l’Europa ostacolerebbe l’innovazione. Questa visione, ripetuta incessantemente dai rappresentanti del settore, serve a proteggere un sistema economico che trae profitto dalla gestione dei dati e delle piattaforme digitali.
Le analisi hanno rivelato che dieci aziende dominano il panorama del lobbying tecnologico, con stime che indicano come queste siano responsabili di circa un terzo della spesa totale. In cima alla lista troviamo Meta, seguita da Amazon, Microsoft, Google e Apple.
L’impatto delle spese di lobbying
Il potere economico delle Big Tech si estende oltre il semplice investimento finanziario. Attualmente, il settore digitale impiega circa 890 lobbisti a Bruxelles, superando il numero dei membri del Parlamento Europeo. Di questi, 437 hanno accesso permanente al Parlamento, una condizione che facilita una comunicazione continua con le istituzioni.
Nei primi sei mesi del 2025, le Big Tech hanno registrato 146 incontri ufficiali con la Commissione Europea. La maggior parte di questi incontri si è concentrata sull’Intelligenza Artificiale, un tema cruciale per il futuro della regolazione digitale.
Verso un futuro incerto
Questa crescita esponenziale, evidenziata da un’analisi del Corporate Europe Observatory e di LobbyControl, segna un punto di svolta nelle dinamiche di potere tra le Big Tech e le istituzioni europee. Solo quattro anni fa, le spese per lobbying si aggiravano attorno ai 97 milioni di euro, segnalando un aumento del 55% in un breve lasso di tempo.0
Questa crescita esponenziale, evidenziata da un’analisi del Corporate Europe Observatory e di LobbyControl, segna un punto di svolta nelle dinamiche di potere tra le Big Tech e le istituzioni europee. Solo quattro anni fa, le spese per lobbying si aggiravano attorno ai 97 milioni di euro, segnalando un aumento del 55% in un breve lasso di tempo.1
Questa crescita esponenziale, evidenziata da un’analisi del Corporate Europe Observatory e di LobbyControl, segna un punto di svolta nelle dinamiche di potere tra le Big Tech e le istituzioni europee. Solo quattro anni fa, le spese per lobbying si aggiravano attorno ai 97 milioni di euro, segnalando un aumento del 55% in un breve lasso di tempo.2

