Cagliari e l’innovazione: opportunità per start-up e PMI

Cagliari si prepara a diventare una smart city: ecco come le start-up possono contribuire.

Diciamoci la verità: in un’epoca in cui il termine ‘smart city’ viene abusato da politici e amministratori, è facile cadere nella trappola delle promesse non mantenute. Ma il Comune di Cagliari ha recentemente lanciato un nuovo avviso per le imprese, in particolare per start-up e PMI, invitandole a proporre soluzioni innovative legate alle tecnologie emergenti. Una mossa che, se ben gestita, potrebbe davvero tradursi in un cambiamento significativo nel tessuto urbano della città. Ma siamo certi che sarà così?

Il contesto dell’iniziativa

Il 1° luglio, Cagliari ha pubblicato un avviso, chiamato call4solution dlab, indirizzato alle piccole e medie imprese e alle start-up, per presentare soluzioni tecnologiche che possano contribuire a rendere la città più ‘smart’. La scadenza per la presentazione delle candidature è fissata per le ore 15 del 18 luglio 2025. Un margine di tempo che sembra ampio, ma in realtà è un invito a riflettere sulla reale capacità delle imprese di rispondere a una domanda sempre più complessa e articolata.

Ora, se analizziamo la situazione con occhio critico, ci rendiamo conto che l’idea di una ‘smart city’ è affascinante, ma la sua realizzazione richiede ben più di una semplice call for solutions. La realtà è meno politically correct: molte delle tecnologie emergenti che si propongono di implementare sono ancora in fase di sperimentazione, e non sempre i risultati sono all’altezza delle aspettative. Non dimentichiamo che il settore delle start-up è afflitto da un tasso di fallimento che supera il 90% nei primi tre anni di vita. Cosa ci fa pensare che le soluzioni proposte siano realmente in grado di trasformare Cagliari in una città intelligente?

Fatti e statistiche scomode

Secondo recenti studi, solo il 20% delle start-up riesce a sopravvivere oltre il quinto anno. Eppure, i fondi e le risorse continuano a essere investiti in un settore che, per molti, si è trasformato in una sorta di miraggio. Certo, il Comune di Cagliari ha il diritto di cercare innovazioni, ma è altrettanto vero che il rischio di avventurarsi in progetti poco fattibili è alto. Le città che hanno tentato di implementare tecnologie smart senza un adeguato piano strategico hanno spesso visto i loro progetti arenarsi in un mare di burocrazia e inefficienze.

Inoltre, se consideriamo che molte delle soluzioni proposte potrebbero richiedere ingenti investimenti, ci troviamo di fronte a un dilemma: è saggio investire su tecnologie che potrebbero non offrire un ritorno adeguato? La verità è che le start-up, per quanto piene di buone intenzioni, non possono sempre garantire il successo di un progetto ambizioso come quello di una smart city.

La via da seguire

La conclusione è disturbante ma necessaria: Cagliari deve affrontare una sfida che non si limita a raccogliere proposte dal mercato. La vera domanda è: come possono le istituzioni supportare queste iniziative in modo efficace e sostenibile? Non basta lanciare un avviso; serve un piano d’azione concreto e una strategia a lungo termine. È fondamentale che le proposte non siano solo un modo per riempire il vuoto di innovazione, ma che apportino davvero un valore aggiunto alla comunità.

Incoraggio chiunque legga queste righe a riflettere criticamente su come le cose vengono gestite e su quali siano le reali implicazioni di questa iniziativa. Non lasciatevi abbindolare dalle belle parole: è tempo di guardare oltre e capire se Cagliari può realmente aspirare a diventare una smart city o se, al contrario, sta solo seguendo una moda passeggera.

Scritto da AiAdhubMedia

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