Come l’innovazione aperta influenza le politiche pubbliche

Esplora l'impatto dell'open innovation sulle politiche pubbliche e il suo ruolo nella governance moderna.

L’Open Innovation è un concetto che ha preso piede nel mondo delle aziende, ma negli ultimi anni ha iniziato a permeare anche le strategie delle politiche pubbliche. Alberto Di Minin, professore di Management presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha approfondito questo fenomeno, evidenziando come le idee sviluppate nel contesto aziendale possano essere applicate per promuovere pratiche collaborative e innovative a livello governativo.

In un’intervista per il podcast #OIThursdays, Di Minin ha spiegato che la sua ricerca sull’Open Innovation è iniziata nel 2002 a Berkeley, coincidente con la pubblicazione del primo libro di Henry Chesbrough sul tema. Da quel momento, ha lavorato con molti professionisti per trasformare la collaborazione tra diverse entità economiche in un vantaggio competitivo significativo.

Il trasferimento dell’open innovation alle politiche pubbliche

Con il passare degli anni, la visione di Di Minin si è ampliata oltre il confine aziendale. Ha collaborato con il governo italiano e con organizzazioni internazionali come l’OCSE per integrare i principi dell’Open Innovation nelle politiche di innovazione. “Collaborando con i decisori pubblici, abbiamo notato che l’Open Innovation stava influenzando la loro programmazione”, ha dichiarato Di Minin.

Questo sviluppo ha fornito le basi teoriche per il capitolo che Di Minin ha scritto con Jacobo Kio, dove si discute di come l’approccio aperto possa servire da guida per i politici. Il loro modello, chiamato OIP Spinner, è un acronimo che sta per Outline, Inspire, Promote e illustra tre funzioni attraverso le quali l’Open Innovation si interfaccia con le politiche pubbliche.

Outline: il quadro concettuale

La prima funzione, Outline, si concentra sulla capacità dell’Open Innovation di fornire un quadro di riferimento per le strategie governative. Questo implica la creazione di politiche che promuovano la cooperazione e lo scambio di informazioni, superando i confini tradizionali tra istituzioni e territori. Di Minin sottolinea che diversi strumenti utilizzati oggi nelle politiche di innovazione, come il trasferimento tecnologico e il supporto per gli incubatori, derivano dall’idea di apertura sviluppata nelle aziende.

Ispirare e promuovere l’innovazione

La seconda dimensione del modello di Di Minin, Inspire, si focalizza sull’aspetto ispiratore dell’Open Innovation. “Analizzando vari approcci di innovazione in tutto il mondo, abbiamo notato che l’Open Innovation ha dato nome a molte politiche”, ha affermato. In questo contesto, la nozione di apertura diventa un linguaggio simbolico e politico, che conferisce legittimità a strategie e progetti.

Programmi come Horizon e Horizon Europe nell’Unione Europea hanno esplicitamente adottato l’Open Innovation come uno dei loro principi fondamentali, non solo come una tendenza terminologica, ma come un riconoscimento dell’importanza della collaborazione tra ricerca, imprese e società civile.

Promuovere l’innovazione attraverso azioni concrete

La terza dimensione, Promote, si concentra sulla traduzione pratica dei principi dell’Open Innovation in misure concrete di politica pubblica. Negli Stati Uniti, per esempio, sono stati creati programmi per stimolare l’innovazione nelle piccole e medie imprese, facilitando la collaborazione tra startup, università e grandi aziende. In Europa, iniziative come Horizon hanno finanziato ecosistemi volti alla condivisione dei risultati scientifici e alla co-creazione.

Di Minin osserva che in diverse parti del mondo sono state adottate varianti dell’OIP, suggerendo che il modello Spinner può essere uno strumento utile per valutare il grado di apertura e collaborazione delle politiche pubbliche.

Il futuro dell’open innovation nelle politiche sociali

Un altro punto cruciale discusso da Di Minin riguarda la dimensione sociale dell’innovazione. Dopo aver contribuito a definire il concetto di Open Social Innovation, il professore evidenzia come i principi di apertura possano essere applicati anche nei settori non profit, dove il successo non è misurato dal profitto, ma dall’impatto collettivo. “È possibile applicare la logica dell’Open Innovation a contesti in cui il profitto non è l’obiettivo principale?”, si chiede Di Minin.

Questa riflessione porta a considerare l’importanza di metriche qualitative nella valutazione delle politiche pubbliche, capaci di catturare l’impatto reale in termini di inclusione e sostenibilità. L’approccio delineato nel modello OIP Spinner rappresenta quindi un’opportunità per integrare l’Open Innovation nella progettazione e nella promozione di politiche più inclusive e durature.

Scritto da Marco TechExpert

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