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Il mercato del retail media sta guadagnando attenzione come uno dei segmenti più innovativi nel panorama della pubblicità digitale. Questa evoluzione sta trasformando non solo gli spazi fisici, ma anche quelli digitali dei rivenditori, creando nuove modalità di interazione con i consumatori.
Recenti analisi, come quelle presentate durante un convegno organizzato dal Politecnico di Milano, offrono un quadro dettagliato del valore economico di questo fenomeno e delle differenze significative tra l’Italia e i mercati più sviluppati globalmente.
Il viaggio di Virginia Pigato nel mondo delle startup
Virginia Pigato, esperta di investimenti, ha accumulato esperienze professionali in vari paesi prima di ritornare a Torino. Con origini italiane e dominicane, ha lavorato in contesti come l’Australia e gli Stati Uniti, per poi diventare un’importante investitore in Techstars, uno dei principali acceleratori di startup a livello mondiale.
In un’intervista rilasciata all’Osservatorio Startup Thinking, Pigato ha discusso della necessità di creare un ecosistema imprenditoriale robusto e inclusivo, sottolineando che il tempo è un elemento cruciale per lo sviluppo di tali sistemi. “Ci vuole tempo per costruire e nutrire un ecosistema che possa supportare la nuova generazione di imprenditori,” ha affermato.
Il supporto alle startup: un approccio attivo
Per Techstars, il concetto di fostering an ecosystem implica un coinvolgimento costante con le startup, accompagnandole in ogni fase, dalla nascita fino a una potenziale exit. Questo approccio si distingue per un mentoring attivo che va oltre il semplice supporto finanziario. Pigato evidenzia l’importanza di un’impostazione collaborativa che coinvolge aziende, università e istituzioni governative.
Il bilanciamento dei poteri tra investitori e fondatori è un altro aspetto chiave. Oggi, i fondatori hanno più scelta e possono decidere con chi collaborare, cercando investitori che mostrino autenticità e un approccio umano. Questo cambiamento di paradigma è fondamentale per il futuro delle startup.
La fiducia come elemento mancante
Analizzando il contesto italiano rispetto ad altri ecosistemi europei, Pigato nota una carenza di fiducia tra i fondatori. Negli ultimi anni, molti hanno iniziato a diffidare dei fondi di venture capital, percependoli come eccessivamente rigidi e poco propensi a sostenere le startup nelle loro fasi iniziali. “I fondatori sono stanchi di questo approccio,” dichiara Pigato, evidenziando la preferenza per modelli più tradizionali.
Investire in potenziale e crescita
Pigato mette in guardia contro la visione ristretta che riduce il ruolo dell’investitore a una mera figura di controllo. L’investimento in startup in fase iniziale implica comprendere che non sempre esistono prodotti finiti e che ogni team ha esigenze diverse. “Le startup più giovani possono presentare una crescita rapida, ma necessitano di supporto per svilupparsi,” afferma.
Qui entra in gioco la responsabilità attiva degli investitori, che devono essere in grado di guidare le startup, incoraggiandole a sognare in grande e a non temere il fallimento. “Serve qualcuno che ti dica: prova, magari ti schianti, ma almeno ci provi,” commenta Pigato.
Il valore della diversità nel venture capital
L’esperienza personale di Pigato offre spunti interessanti sulla diversità nel settore degli investimenti. La sua presenza come unica donna, con un background italo-domenicano, le ha fatto comprendere l’importanza di avere prospettive diverse. “La diversità non è solo una questione etica, ma è anche strategica,” riflette, evidenziando che gli investitori spesso tendono a favorire profili simili ai loro.
Educazione e inclusione: un passo fondamentale
Recenti analisi, come quelle presentate durante un convegno organizzato dal Politecnico di Milano, offrono un quadro dettagliato del valore economico di questo fenomeno e delle differenze significative tra l’Italia e i mercati più sviluppati globalmente.0