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La digitalizzazione della pubblica amministrazione non è solo una questione di tecnologia, ma un vero e proprio cambio di paradigma. Durante il recente Forum PA 2025, il sottosegretario Alessio Butti ha sottolineato come l’innovazione debba essere al centro di un ecosistema che unisce il digitale e l’umano, con quest’ultimo che deve sempre rimanere il fulcro. Come dire, non si tratta di sostituire le persone con le macchine, ma di potenziarle, di renderle parte attiva di un processo che le vede protagoniste nel cambiamento. E chi non ha mai sentito il peso della burocrazia? Ecco, è proprio questo che si sta cercando di superare.
Le iniziative del governo per la digitalizzazione
Butti ha elencato alcune delle iniziative più significative che il governo ha intrapreso per facilitare la transizione digitale della PA. Tra queste, l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) e il piano PA Digitale 2026, gestito da AgID, che funge da chiave di accesso a risorse e fondi destinati alla digitalizzazione. È un punto di partenza fondamentale, un passo necessario verso una PA più agile e reattiva. Infatti, come ha affermato Butti, è essenziale costruire un ecosistema integrato, dove il digitale non sia un mero supporto, ma un elemento integrato nella quotidianità dei servizi pubblici.
Il Polo Strategico Nazionale e i suoi obiettivi
Un altro elemento cruciale è il Polo Strategico Nazionale (PSN), una piattaforma cloud pensata per centralizzare e ottimizzare i servizi pubblici. Butti ha condiviso con orgoglio i progressi ottenuti, sottolineando che, nonostante le difficoltà ereditate, il governo ha lavorato incessantemente per valorizzare questo progetto. Qui si evince un messaggio chiaro: la digitalizzazione non è solo un obiettivo, ma un percorso da costruire insieme, coinvolgendo attivamente anche i territori. Ricordo quando, qualche anno fa, l’idea di un cloud per la PA sembrava una chimera, e oggi stiamo parlando di risultati tangibili.
Interoperabilità e scambio dati: la chiave di volta
Senza dubbio, uno dei traguardi più ambiziosi è rappresentato dalla piena interoperabilità tra gli enti pubblici. Questo principio, noto come ‘once only’, mira a semplificare la vita ai cittadini, evitando che debbano ripetere le stesse informazioni. È un cambiamento epocale, che segna un passo avanti significativo verso una PA più efficiente. La piattaforma PdND, abilitante per lo scambio di dati, ha visto un aumento incredibile degli enti aderenti: da 123 a oltre 12.000, con quasi 600 milioni di sessioni di scambio dati in soli due anni e mezzo. Davvero impressionante, non credete?
Formazione e sviluppo delle competenze nella PA
Ma i progetti non possono funzionare senza il giusto supporto umano. La vera sfida è investire nella qualità dei dipendenti pubblici. Butti ha parlato dell’importanza di potenziare le tecnologie che aiutano a sviluppare le soft skills, come la creatività e l’empatia. Oggi, la PA non è più vista come un’entità rigida e burocratica, ma come un ambiente in evoluzione, dove i dipendenti sono visti come innovatori e agenti di cambiamento. Personalmente, trovo che questo approccio sia fondamentale: non basta avere strumenti moderni, è necessario anche avere persone preparate e motivate a usarli.
Intelligenza artificiale e quantum: strategie future
Infine, Butti ha accennato a due strategie cruciali per il futuro: quella sull’intelligenza artificiale e quella sul quantum. Queste tecnologie devono lavorare in sinergia per generare risultati significativi nella pubblica amministrazione. La formazione continua sarà un aspetto centrale, non solo per le hard skills, ma soprattutto per le soft skills. È un approccio che vedo con grande favore, considerando che il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente e le competenze richieste sono in continua evoluzione. Come molti sanno, il futuro non aspetta nessuno.