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Il panorama delle startup e delle scaleup in Italia sta attraversando un periodo di transizione, richiedendo un’analisi che vada oltre i dati di un singolo anno. Questa è la premessa di Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup & Scaleup Hi-tech e professore al Politecnico di Milano, che ha presentato i risultati di una ricerca annuale il 2 dicembre 2025, durante il convegno intitolato ‘Digital & Open Innovation 2026’.
Ghezzi ha sottolineato l’importanza di un approccio a lungo termine, evidenziando come l’Osservatorio abbia monitorato per oltre 14 anni gli investimenti in capitale di rischio per le startup e scaleup italiane, sia da parte di attori locali che internazionali. Con una battuta provocatoria ha esordito dicendo: “sono Direttore di un Osservatorio morto”, per indicare la necessità di rinnovamento e adattamento nel settore.
Investimenti nel 2025: uno sguardo ai numeri
Secondo i dati presentati, nel 2025 gli investimenti totali in startup e scaleup hi-tech in Italia si sono attestati a circa 1,456 miliardi di euro, un valore che riflette una certa stabilità rispetto all’anno precedente, ma che è comunque lontano dal picco raggiunto nel 2025. Ghezzi ha affermato che non si è ancora tornati ai livelli del 2025 e che il rimbalzo del 2025 non ha portato a una nuova fase di crescita significativa.
Nell’analizzare la composizione di questi investimenti, è emerso che i fondi di venture capital continuano a giocare un ruolo cruciale, rappresentando il 64% degli investimenti, con importi superiori al milione di euro. Di particolare rilievo è l’aumento del capitale internazionale, che ha raggiunto circa il 40% del totale, con un ingresso sempre più consistente di investitori principalmente provenienti da Europa e Stati Uniti.
Un confronto con l’Europa
Analizzando il contesto europeo, Ghezzi ha messo in evidenza che l’ecosistema startup italiano appare ancora sottodimensionato rispetto a paesi come Francia, Germania e Spagna. Non si tratta solo di una questione di quantità, ma di un’analisi più profonda della capacità del sistema di sostenere la crescita delle imprese nel tempo.
Il ruolo delle corporate e le sfide delle exit
Un ulteriore aspetto critico messo in luce riguarda il coinvolgimento delle grandi aziende nel processo di acquisizione di startup. Nel 2025, solo 20 operazioni di acquisizione sono state registrate, limitando così le opportunità di exit e riducendo le possibilità di reinvestire il capitale guadagnato, un passaggio essenziale per garantire la sostenibilità dell’ecosistema.
Ghezzi ha evidenziato che il numero ridotto di exit rappresenta un freno significativo allo sviluppo del settore. Senza un flusso costante di operazioni di uscita, il capitale non riesce a reinserirsi nel sistema, ostacolando la creazione di un ecosistema più maturo e resiliente.
Il futuro del deep tech
Un segnale incoraggiante emerso dai dati è l’aumento dell’interesse verso il deep tech. Undici delle quindici startup più finanziate appartengono a questo settore, caratterizzato da tecnologie che necessitano di lunghi periodi di sviluppo e investimenti consistenti. Ghezzi ha fatto notare che, sebbene deep tech e scaleup non coincidano sempre, la crescita in quest’area è un aspetto positivo per il futuro dell’ecosistema.
L’importanza dell’osservazione e dell’interpretazione dei dati
Ghezzi ha ribadito il ruolo fondamentale dell’Osservatorio nel fornire non solo dati, ma anche interpretazioni utili che possano aiutare a comprendere le dinamiche industriali e finanziarie in evoluzione. È necessario continuare a osservare e analizzare per affrontare le sfide future e garantire la vitalità dell’ecosistema startup in Italia.

