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Negli ultimi anni, la fatturazione elettronica estera si è rivelata una vera e propria sfida per le aziende di ogni dimensione. Con l’aumento della globalizzazione, le imprese si trovano ad affrontare un mosaico di normative fiscali e requisiti tecnici che variano da un Paese all’altro. Questa complessità si traduce spesso in procedure manuali e nella persistenza della fattura cartacea, un metodo ormai superato.
Un mosaico di normative e requisiti
Praticamente tutte le aziende hanno rapporti con clienti e fornitori esteri, il che le porta a gestire una pluralità di normative fiscali in continua evoluzione. Ogni Stato ha le proprie regole e la necessità di conformarsi a queste è fondamentale per operare a livello internazionale. Ad esempio, in Italia si utilizza un modello centralizzato chiamato SdI, mentre in Germania esiste un’infrastruttura come PEPPOL e in Francia si è adottato un approccio decentralizzato con piattaforme private. La gestione della fatturazione elettronica può risultare complessa a causa di questo labirinto normativo.
La chiave per una compliance efficace è l’interoperabilità, ovvero la capacità di far comunicare i diversi sistemi di fatturazione. È cruciale garantire che una fattura emessa in un Paese possa essere recepita senza intoppi in un altro.
Il ruolo dell’Unione Europea
Con la crescente frammentazione a livello globale, ogni Stato opera in modo indipendente. Tuttavia, l’Unione Europea ha la possibilità di definire un framework comune che armonizzi le specificità nazionali senza compromettere la coerenza del sistema. Questo è esattamente ciò che il legislatore europeo ha in mente da anni, specialmente per quanto riguarda la fatturazione B2G (Business to Government).
Si fa riferimento al pacchetto ViDA (VAT in the Digital Age), che entrerà in vigore nel 2025. Questo pacchetto prevede l’obbligo di digital reporting in tempo reale per le operazioni transfrontaliere intra-UE entro il 2030. Le aziende dovranno adattarsi a un sistema centralizzato, rendendo la compliance fiscale ancora più incisiva.
La spinta verso la digitalizzazione
In concreto, le aziende dovranno dotarsi di un service provider che gestisca l’intero ciclo di vita della fattura estera. Non si tratta più di un semplice trasferimento di file, ma di un partner strategico che assicuri non solo la compliance, ma anche l’efficienza del processo di fatturazione. Questo rappresenta un cambiamento significativo rispetto al passato, dove il provider era visto come un mero intermediario.
Inoltre, la digitalizzazione porterà anche i Paesi che non hanno ancora introdotto l’obbligo di e-invoicing a muoversi in questa direzione, abbracciando formati e infrastrutture europee come PEPPOL. L’automazione diventa quindi cruciale: le aziende dovrebbero concentrarsi sull’emissione della fattura, mentre il provider si occupa della complessità sottostante, come controlli e inoltro dei dati.
È fondamentale che le aziende investano in tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, per gestire e identificare errori o per creare fatture in modo più efficiente. La strada verso l’innovazione è aperta, ma richiede impegno e visione strategica. La digitalizzazione non è solo una necessità, ma un’opportunità per migliorare i processi e restare competitivi sul mercato globale.

