Firenze interrompe il servizio di monopattini elettrici in sharing a partire dal 2026

Scopri perché Firenze ha deciso di fermare i monopattini elettrici in sharing e come questa scelta influenzerà la mobilità urbana.

Il capoluogo toscano, Firenze, ha preso una decisione che segnerà un cambiamento significativo nella mobilità cittadina: dal 1° aprile 2026 non saranno più disponibili i monopattini elettrici in sharing. Questa misura, annunciata dall’assessore alla mobilità Andrea Giorgio, segna una svolta importante, facendo di Firenze la prima città italiana a eliminare ufficialmente questo servizio. La scelta è stata motivata da un duplice fattore: l’adeguamento alle nuove normative nazionali e le difficoltà riscontrate nella gestione del servizio, che include comportamenti inadeguati degli utenti, come il parcheggio inadeguato e la circolazione in contromano.

Questo provvedimento arriva dopo un periodo di sperimentazione che aveva visto una crescita rapida della micromobilità, con i monopattini elettrici che si erano affermati come una soluzione per il trasporto urbano. Tuttavia, l’amministrazione comunale ha ritenuto che il bilancio tra vantaggi e svantaggi si fosse spostato negativamente, portando a decisioni drastiche per garantire la sicurezza dei cittadini.

Il contesto normativo e le problematiche emerse

Per comprendere la decisione di Firenze, è fondamentale fare un passo indietro e analizzare il contesto normativo. Nel 2019, grazie alla Legge di Bilancio, molte città italiane avevano iniziato a sperimentare l’uso di monopattini e altri mezzi di micromobilità, definendo regole di circolazione e aree di sosta. Con il decreto Toninelli, i monopattini erano stati equiparati alle biciclette, permettendo una diffusione maggiore. Tuttavia, le nuove normative introdotte dal Nuovo Codice della Strada, approvato nel, hanno imposto restrizioni significative, tra cui l’obbligo del casco, l’assicurazione e un contrassegno identificativo per i mezzi in sharing.

Criticità nella gestione e uso improprio

Nonostante le buone intenzioni iniziali, la realtà ha mostrato una serie di problematiche. Il Comune di Firenze ha segnalato comportamenti scorretti da parte degli utenti, come il parcheggio selvaggio e la circolazione in aree vietate. La presenza di monopattini lasciati in modo inadeguato ha contribuito a creare un ambiente urbano caotico, mettendo a rischio la sicurezza dei pedoni e degli altri utenti della strada. L’amministrazione ha quindi ritenuto che continuare con questo servizio fosse insostenibile e pericoloso.

Il futuro della mobilità a Firenze

Con la chiusura del servizio di monopattini, il Comune intende rafforzare il bike sharing, già in espansione. I dati indicano che nel 2025 sono stati effettuati oltre 1,5 milioni di noleggi di biciclette, con un aumento significativo nei primi mesi del 2025. L’obiettivo è quello di promuovere una mobilità più sicura e decorosa, integrando questo servizio con l’offerta di trasporto pubblico della città.

Reazioni e prospettive del settore

La decisione di Firenze ha suscitato reazioni contrastanti. Assosharing, l’associazione degli operatori del settore, ha espresso forte perplessità, sottolineando che nessun’altra città in Italia ha scelto di interrompere completamente il servizio di monopattini in sharing. Essi avvertono che questa mossa potrebbe rappresentare un passo indietro per la micromobilità in generale, ostacolando gli sforzi per ridurre il traffico e le emissioni di CO2.

Attualmente, altre città europee stanno affrontando sfide simili. Parigi ha già vietato i monopattini in sharing, mentre altre capitali come Madrid e Praga hanno adottato misure restrittive per affrontare problemi analoghi. Firenze si allinea quindi a un trend più ampio, ma il suo approccio potrebbe servire anche da esempio per altre città, evidenziando la necessità di un equilibrio tra innovazione e sicurezza urbana.

In conclusione, la decisione di Firenze di abbandonare i monopattini in sharing non rappresenta solo una risposta a problematiche locali, ma segna l’inizio di una riflessione più ampia sulla gestione della micromobilità nelle aree urbane. Solo il tempo dirà se questa scelta porterà a un miglioramento della sicurezza e della qualità dello spazio pubblico nella città.

Scritto da Giulia Romano

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