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Negli ultimi anni, la guerra cognitiva si è affermata come un aspetto cruciale del conflitto tra la Russia e l’Ucraina, estendendo le sue radici anche nel panorama europeo. Questo tipo di conflitto si basa su strategie di manipolazione delle percezioni pubbliche, mirando a influenzare le emozioni e le opinioni dei cittadini.
In un contesto in cui si cercano soluzioni diplomatiche, è fondamentale comprendere che le operazioni di disinformazione, i deepfake e le campagne online non solo proseguono, ma si intensificheranno ulteriormente, richiedendo una risposta concertata da parte delle istituzioni.
La natura della guerra cognitiva
Il concetto di guerra cognitiva va oltre la semplice disinformazione. Include una serie di tecniche come il deepfake, i bot e le notizie false, concepite per destabilizzare il tessuto sociale e politico dei paesi occidentali. Il regime di Mosca ha affinato le sue strategie, sfruttando al massimo i canali digitali per mobilitare opinioni pubbliche o, viceversa, per anestetizzarle.
Tecniche di disinformazione
Tra le operazioni più allarmanti vi è l’attacco Doppelgänger, in cui venivano creati siti web falsi che imitavano testate giornalistiche rinomate come Le Monde e La Repubblica. Queste piattaforme diffondevano notizie manipolate, minando la fiducia del pubblico nelle istituzioni democratiche.
Un’altra operazione, nota come False Façade, ha utilizzato una rete di 230 siti web per riciclare informazioni fuorvianti, rendendo difficile per i lettori distinguere il vero dal falso. Anche l’operazione Overload ha avuto un impatto significativo, inondando le redazioni di contenuti falsi per sovraccaricare i fact-checker e confondere l’opinione pubblica.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale
L’avvento dell’intelligenza artificiale ha rivoluzionato il modo in cui le campagne di disinformazione vengono condotte. Invece di limitarsi a veicolare messaggi attraverso i social media, la Russia ha iniziato a sfruttare le potenzialità dei modelli linguistici per propagare la propria narrativa. Ad esempio, la rete di disinformazione chiamata Pravda ha pubblicato milioni di articoli, molti dei quali sono stati utilizzati per addestrare chatbot come ChatGPT.
Manipolazione dei chatbot
Questo fenomeno, noto come LLM grooming, si riferisce alla pratica di inserire narrazioni false nei dati utilizzati per addestrare i modelli di intelligenza artificiale. L’analisi mostra che i chatbot tendono a ripetere informazioni fuorvianti nel 33% dei casi, aumentando la preoccupazione per la diffusione di false informazioni.
Risposte e contromisure
Per contrastare questa minaccia crescente, è necessario che i governi e le istituzioni europee implementino strategie efficaci. La riforma della Difesa proposta in Italia prevede la creazione di un Centro per il Contrasto alla Guerra Ibrida, che si concentrerebbe sulla condivisione di buone pratiche per combattere la disinformazione e le operazioni ostili.
Inoltre, la cooperazione tra i vari stati membri dell’Unione Europea è fondamentale per garantire che le risposte siano coordinate e tempestive. Solo attraverso un approccio unito sarà possibile affrontare le sfide poste dalla guerra cognitiva e proteggere le democrazie europee.
