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Diciamoci la verità: l’idea che i lavori manuali siano da relegare a una sorta di ‘piano B’ è ormai superata. Negli ultimi anni, stiamo assistendo a un fenomeno interessante: la Generazione Z, quella dei nati tra il 1997 e il 2012, sta rivalutando i percorsi tecnico-professionali, abbandonando il pregiudizio che ha a lungo accompagnato queste professioni. Ma cosa sta succedendo esattamente? L’attrazione verso i lavori blue collar, in particolare in settori come l’automazione, la logistica avanzata e la meccatronica, sta crescendo. E non è solo una questione di moda, ma una necessità in un mercato del lavoro sempre più in evoluzione.
La realtà poco conosciuta del mercato del lavoro
So che non è popolare dirlo, ma la carenza di tecnici specializzati in Italia è un dato di fatto che non possiamo ignorare. Secondo Unioncamere, il 48% delle posizioni aperte non trova candidati, con picchi che superano il 60% in settori chiave come edilizia e meccatronica. Questo mismatch tra domanda e offerta non è un problema da poco; è una voragine che sta mettendo in crisi interi settori produttivi. E mentre tutti fanno finta di non vedere, ecco che arriva la Generazione Z, pronta a rispondere a questa esigenza con una nuova visione del lavoro.
Le statistiche parlano chiaro: negli Stati Uniti, il 42% della Gen Z è già coinvolto in lavori tecnici o sta cercando opportunità in questo ambito. E non si tratta solo di giovani senza diploma; il 37% di loro ha già conseguito una laurea, ma sta puntando su stabilità e sicurezza occupazionale piuttosto che su carriere accademiche tradizionali. In Italia, questo stesso trend si fa evidente, con un crescente interesse verso gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) e programmi di formazione professionale. Ma ci siamo mai chiesti perché? Che cosa ha spinto i giovani a riconsiderare le loro scelte professionali?
Un cambiamento culturale necessario
La realtà è meno politically correct: fino a poco tempo fa, i lavori blue collar erano visti come un ripiego, una scelta da evitare. Oggi, invece, stiamo assistendo a un cambiamento culturale che merita attenzione. I giovani sono sempre più consapevoli delle opportunità offerte dalle professioni tecniche e manuali. La crisi economica, l’avvento dell’intelligenza artificiale e la ricerca di un miglior equilibrio vita-lavoro stanno contribuendo a questa nuova narrazione. Non possiamo più ignorare che il mondo del lavoro sta cambiando, e i giovani lo sanno bene.
Il dialogo tra scuola e industria è fondamentale. Secondo Nicola de Cesare, AD di Gruppo Spaggiari Parma, l’interesse per i percorsi tecnici e professionali non è più visto come un’alternativa inferiore, ma come una scelta strategica in linea con le esigenze del mercato del lavoro. I percorsi ITS offrono formazione altamente specializzata, con tassi di occupazione che parlano chiaro: l’84% dei diplomati trova lavoro entro 12 mesi. Questa è una risposta concreta a un sistema che fatica a trovare le competenze necessarie. È giunto il momento di dare a questi giovani le opportunità che meritano.
Conclusioni e prospettive future
Il re è nudo, e ve lo dico io: se vogliamo che il nostro sistema economico prosperi, dobbiamo dare valore ai percorsi tecnico-professionali. L’interesse crescente dei giovani verso questi settori non è solo una risposta a una carenza di personale, ma un’opportunità per costruire un futuro più solido. I lavori blue collar non sono più un tabù, ma una realtà che può garantire stabilità e soddisfazione professionale. Ma siamo pronti ad abbracciare questo cambiamento?
Invitiamo tutti a riflettere su questo cambiamento. È tempo di riconsiderare le nostre priorità e di valorizzare le professioni tecniche come scelte valide e significative. La Generazione Z ha già iniziato a farlo; ora tocca a noi supportarli in questo percorso, creando un ambiente che favorisca la formazione e l’inserimento nel mondo del lavoro per i nuovi tecnici del futuro. La sfida è aperta: accetteremo questa opportunità o continueremo a voltare lo sguardo?