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Negli ultimi anni, il panorama della regolamentazione digitale in Europa si è fatto sempre più complesso e competitivo. Le aziende tecnologiche, specialmente quelle americane, stanno mobilitando risorse consistenti per influenzare le decisioni delle istituzioni europee. Nel 2025, le spese di lobbying da parte di questi giganti hanno raggiunto la cifra record di 151 milioni di euro, segnando un incremento del 55% rispetto agli anni precedenti.
Un aumento senza precedenti nella spesa per lobbying
Un’analisi condotta dai gruppi di ricerca Corporate Europe Observatory e LobbyControl mette in luce il vertiginoso aumento delle spese di lobbying da parte di ben 733 gruppi dell’industria tech. L’ammontare di 151 milioni di euro speso per tentare di influenzare le normative europee rappresenta un significativo balzo in avanti rispetto ai 113 milioni, evidenziando una strategia sempre più aggressiva delle big tech.
Le conseguenze per la regolamentazione
Questa spinta da parte delle aziende tecnologiche ha delle ripercussioni considerevoli sulla legislazione in fase di sviluppo, come il Digital Services Act e il Digital Markets Act. Mentre i broadcaster e altri attori del settore cercano di promuovere normative più rigorose per affrontare le questioni di pirateria e protezione dei dati, i colossi tecnologici si oppongono, chiedendo un allentamento delle regole per favorire la loro operatività sul mercato.
Chi sono i protagonisti di questa battaglia?
Un aspetto interessante emerso dall’analisi è che i principali investitori in lobbying sono aziende come Meta, Microsoft, Apple, Amazon, Qualcomm e Google. Queste aziende non solo hanno speso più di qualsiasi altro settore, ma la sola Meta ha investito oltre 10 milioni di euro, rendendola il principale lobbista in Unione Europea. Questo scenario crea un forte squilibrio rispetto ad altri settori, come quello farmaceutico o automobilistico, che non raggiungono nemmeno la metà di tale spesa.
Il panorama del lobbying europeo
Attualmente, si stima che circa 890 lobbisti operino per riformulare l’agenda tecnologica in Europa, di cui 437 hanno accesso privilegiato al Parlamento Europeo. Questa rete di influenze solleva interrogativi su come le normative possano essere plasmate per servire gli interessi delle aziende piuttosto che quelli dei cittadini.
Implicazioni per il futuro della regolamentazione digitale
Con l’aumento della spesa in lobbying, ci si interroga sul futuro delle normative europee. La crescente pressione delle big tech potrebbe portare a una deregulation che favorisce il mercato piuttosto che la protezione dei consumatori e la salvaguardia dei diritti digitali. Le decisioni che verranno prese nei prossimi anni avranno quindi un impatto cruciale sulla direzione della digital economy in Europa.
La dinamica attuale evidenzia una tensione crescente tra le esigenze di mercato e la necessità di una regolamentazione che tuteli l’interesse pubblico. Le istituzioni europee saranno chiamate a un compito difficile: trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e protezione dei diritti dei cittadini.

