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Nel corso del 2025, l’Europa ha registrato un cambiamento significativo nella gestione delle attività spaziali con l’approvazione della Legge n. 89, conosciuta come Legge Spazio. Questa normativa ha fornito all’Italia un quadro di riferimento per affrontare le sfide legate all’accesso allo spazio, alla responsabilità degli operatori e alla sicurezza delle operazioni. La necessità di tale legge è emersa in un contesto europeo caratterizzato da un vuoto normativo, derivante dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che ha limitato la possibilità di armonizzare le normative nazionali.
Il contesto giuridico europeo
Il TFUE, attraverso il suo Articolo 189, definisce la competenza dell’Unione Europea nel settore spaziale. Questo articolo impone un approccio di sostegno e coordinamento, escludendo l’armonizzazione delle leggi nazionali. Tale situazione ha spinto la Commissione Europea a proporre il Regolamento EUSA, il quale mira a garantire sicurezza, resilienza e sostenibilità nel settore spaziale. La proposta intende superare i limiti posti dall’Articolo 189, facendo leva su basi giuridiche alternative per stabilire regole comuni.
Il ruolo della Legge Spazio italiana
La Legge Spazio italiana si presenta come un elemento cruciale in questo contesto, fungendo da banco di prova per una futura armonizzazione. Essa stabilisce l’obbligo di autorizzazione per gli operatori spaziali, adottando un approccio che considera le specifiche caratteristiche e le capacità di gestione del rischio degli operatori. Inoltre, la legge prevede che l’autorizzazione possa essere negata qualora le attività proposte possano compromettere la sicurezza nazionale o le relazioni internazionali.
Normative a confronto: legge Spazio e EU Space Act
Il Regolamento EUSA e la legge Spazio italiana hanno in comune l’obiettivo di garantire la sicurezza e la sostenibilità delle operazioni spaziali. Tuttavia, i loro approcci sono distintivi. La legge Spazio si concentra sull’autorizzazione come strumento di controllo a livello nazionale, mentre l’EU Space Act stabilisce requisiti tecnici comuni che gli operatori devono rispettare per operare nel mercato unico.
Un sistema di registrazione unico
Una delle novità principali del Regolamento EUSA è l’istituzione di un registro unico europeo per gli oggetti spaziali, conosciuto come Union Register of Space Objects (URSO). Questa iniziativa è fondamentale per il riconoscimento reciproco delle autorizzazioni nazionali e faciliterà le operazioni spaziali tra gli Stati membri. La registrazione non rappresenta un semplice adempimento burocratico, ma è strumentale nella definizione della giurisdizione e del controllo degli oggetti spaziali, in conformità con la Convenzione del 1975 sugli oggetti spaziali.
La questione della sicurezza e della sostenibilità
La sicurezza nel settore spaziale è interconnessa alla protezione delle reti e dei sistemi informativi. La Legge Spazio italiana riconosce l’importanza della cybersecurity, integrandola nel processo di autorizzazione. Inoltre, l’EU Space Act stabilisce requisiti tecnici armonizzati per garantire la sicurezza cibernetica a livello europeo. Questo approccio consente di mantenere la protezione dei dati e delle informazioni come priorità sia a livello nazionale che europeo.
Mitigazione dei detriti spaziali
La gestione dei detriti spaziali rappresenta un’area critica per la sostenibilità delle attività spaziali. Anche se entrambe le normative si concentrano su questo aspetto, adottano approcci distinti. La Legge Spazio italiana richiede agli operatori di dimostrare la propria responsabilità ambientale durante l’intero ciclo di vita della missione. Al contrario, il Regolamento EUSA stabilisce requisiti operativi specifici per ridurre la generazione di nuovi detriti e per garantire il rientro controllato degli oggetti spaziali al termine della missione.
L’analisi comparativa tra la Legge Spazio italiana e il Regolamento EUSA evidenzia un panorama normativo in evoluzione. L’Italia deve trovare un equilibrio tra i propri interessi nazionali e le nuove normative europee. Con l’entrata in vigore dell’EUSPA prevista entro il 2030, sarà fondamentale osservare come le normative italiane si adatteranno ai requisiti minimi stabiliti a livello europeo, mantenendo al contempo la sovranità nazionale.

