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Il Digital Networks Act, che sarà presentato dalla Commissione Europea il 20 gennaio 2026, si propone di riformare il panorama delle telecomunicazioni in Europa. Questo intervento ha l’obiettivo di superare il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, ma solleva preoccupazioni riguardo alla concorrenza e agli investimenti nel settore.
Oligopolio o competizione?
Il dibattito attuale sta delineando un quadro in cui si sostiene che un oligopolio possa rappresentare una soluzione ai problemi strutturali del mercato. La visione che emerge è quella di un’evoluzione delle Telco in TechCo, con un modello di business integrato e verticalizzato. Tuttavia, questa trasformazione presenta rischi, soprattutto per i piccoli e medi operatori, che da decenni contribuiscono a mantenere viva la competizione nel settore.
La marginalizzazione degli operatori alternativi
Una delle conseguenze più allarmanti del Digital Networks Act è la potenziale riduzione dello spazio per gli operatori alternativi. Questi attori si trovano a fronteggiare un mercato dominato da pochi grandi gruppi multinazionali. Tali aziende, con risorse finanziarie illimitate e infrastrutture integrate, rischiano di schiacciare la concorrenza. Questa situazione può mettere in pericolo l’innovazione e la diversità dell’offerta nel settore.
Critiche al nuovo regolamento
Il nuovo regolamento promuove un approccio che, sebbene si presenti come un miglioramento della connettività europea, potrebbe in realtà avvantaggiare gli operatori consolidati a discapito di un mercato pluralista. I termini armonizzazione e semplificazione vengono impiegati per giustificare riforme che, se non collegate alla protezione della vera concorrenza, possono portare a una struttura di mercato fortemente sbilanciata.
Rischi di centralizzazione
Una delle proposte più controverse riguarda la creazione di prodotti di accesso wholesale pan-europei, che potrebbero avvantaggiare gli operatori esteri. Questo approccio, sebbene sembri equo, non considera le specificità locali e le sfide affrontate dagli operatori italiani. L’idea di un regolamento centralizzato rischia di ridurre il potere delle autorità nazionali e di ignorare le esigenze del mercato locale.
Le posizioni degli Stati membri
Recentemente, stati come Italia, Francia e Germania hanno espresso preoccupazioni riguardo a queste proposte. Questi paesi si sono uniti in una richiesta di mantenere la normativa come direttiva anziché come regolamento, per garantire la flessibilità necessaria a rispondere alle diverse esigenze nazionali. Questa posizione è supportata da una crescente consapevolezza che la frammentazione del mercato, lungi dall’essere un ostacolo, possa invece stimolare la competizione e l’innovazione.
Il futuro delle reti e la transizione tecnologica
Un tema cruciale riguarda il switch-off del rame, che deve essere attuato in modo graduale e sostenibile. La transizione verso la fibra necessita di incentivi per stimolare la domanda, evitando imposizioni rigide. Solo in questo modo si potrà garantire una migrazione equa e non discriminatoria tra le tecnologie.
Il Digital Networks Act segna un momento decisivo per le telecomunicazioni europee. Le decisioni intraprese attualmente influenzeranno non solo la struttura del mercato, ma anche il futuro della connettività e dell’innovazione nel continente. È fondamentale che le politiche europee tengano conto delle esigenze degli operatori locali, evitando che siano redatte esclusivamente in base agli interessi dei grandi gruppi.

