L’era digitale e il patrimonio culturale: tra opportunità e sfide

Dalla formazione digitale al patrimonio culturale: un'analisi scomoda delle reali implicazioni del progetto Dicolab.

Diciamoci la verità: l’era digitale ha stravolto ogni angolo della nostra vita quotidiana, e il patrimonio culturale non è esente da questa rivoluzione. Il progetto Dicolab, promosso dal Servizio I-Ufficio Studi dell’ex Direzione generale Educazione ricerca e istituti culturali, si presenta come una risposta a questa nuova realtà. Ma ci siamo mai chiesti: è davvero un’opportunità concreta o solo una facciata per un’iniziativa che potrebbe rivelarsi un’illusione?

Un percorso formativo ambizioso

Il progetto Dicolab si articola in un percorso formativo composto da quattro moduli, comprendenti corsi multimediali, MOOC, webinar e sessioni pratiche. Sulla carta, appare come un’iniziativa lodevole, rivolta non solo al personale del Ministero della Cultura, ma anche a utenti esterni. Ma la realtà è meno politically correct: i corsi, pur promettendo un approfondimento su diritto e proprietà intellettuale nell’era digitale, rischiano di diventare un mero esercizio accademico privo di applicazioni pratiche. Chi ha tempo da perdere in corsi che non portano a risultati tangibili?

Non possiamo ignorare il contesto in cui si inserisce questa iniziativa. Il Ministero della Cultura, attraverso il PNRR, ha stanziato fondi significativi per la digitalizzazione del patrimonio culturale. Tuttavia, quanto di questo investimento si tradurrà in una reale valorizzazione delle risorse culturali? E quanto invece sarà sprecato in burocrazia e in corsi che non porteranno a nulla di concreto? È un interrogativo che merita una risposta.

I dati scomodi dietro la digitalizzazione

So che non è popolare dirlo, ma i dati non mentono: non tutti i progetti di digitalizzazione raggiungono i risultati sperati. Secondo un rapporto dell’Unione Europea, quasi il 70% delle iniziative nel settore culturale fallisce nel lungo periodo, spesso a causa di una mancanza di strategia e visione. Allora, la domanda è: il progetto Dicolab avrà successo dove tanti altri hanno fallito? È un rischio che non possiamo permetterci di ignorare.

Inoltre, la digitalizzazione non riguarda solo la tecnologia, ma anche la preparazione delle persone. La Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali, che è il soggetto attuatore di questo progetto, dovrà affrontare la sfida di garantire che il personale sia realmente pronto per le nuove tecnologie e le implicazioni legali ad esse collegate. Non basta offrire corsi online; è essenziale che ci sia un reale interesse e una motivazione genuina da parte dei partecipanti. In caso contrario, stiamo solo sprecando tempo e risorse.

Conclusioni che disturbano, ma fanno riflettere

La verità è che il digitale può rappresentare un’opportunità straordinaria per il patrimonio culturale, ma solo se gestito con criterio e lungimiranza. Il progetto Dicolab potrebbe essere un passo nella giusta direzione, ma senza una strategia adeguata e un coinvolgimento reale delle persone, rischia di trasformarsi in una semplice illusione. Perché, diciamoci la verità: non possiamo permetterci di fallire.

È fondamentale, quindi, promuovere un pensiero critico attorno a questa iniziativa. Non dobbiamo accettare passivamente le narrazioni che ci vengono propinate, ma dobbiamo chiederci: come possiamo garantire che la digitalizzazione del nostro patrimonio culturale non diventi solo un’altra moda passeggera, ma un vero e proprio strumento di valorizzazione e accessibilità per tutti? È questo il nostro compito, ed è tempo di iniziare a riflettere seriamente su come farlo.

Scritto da AiAdhubMedia

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