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Diciamoci la verità: il settore pubblico è un bersaglio facile per i cybercriminali. Mentre le istituzioni continuano a rimanere ancorate a tecnologie obsolete, i dati parlano chiaro: gli attacchi crittografati sono aumentati del 185% a livello globale, e le istituzioni governative sono in prima linea in questo triste scenario. È ora di affrontare la realtà e di rendere la sicurezza informatica una priorità assoluta, abbracciando un approccio zero trust.
Fatti e statistiche scomode
Le cifre non mentono: secondo il più recente rapporto di Zscaler, il settore pubblico ha visto un incremento esponenziale degli attacchi, con il settore dell’istruzione che ha registrato addirittura un aumento del 276%. E vi chiederete: perché questa crescita così drammatica? La risposta è semplice: si tratta del passaggio verso la trasformazione digitale, un processo che ha ampliato la superficie di attacco per le istituzioni. I criminali informatici sanno bene che i dati sensibili all’interno delle strutture pubbliche sono di vitale importanza e non esitano a sfruttarli per i loro scopi illeciti.
Ma cosa frena le istituzioni dal rinnovare le loro infrastrutture di sicurezza? La riluttanza ad abbandonare il comfort delle tecnologie consolidate. È un problema di inerzia, e purtroppo, l’inerzia è l’antitesi della sicurezza. Le organizzazioni pubbliche tendono a investire in hardware di sicurezza tradizionale, mentre i malintenzionati innovano costantemente, creando una spaccatura sempre più profonda tra la sicurezza attuale e le minacce emergenti. E allora, chi ci proteggerà se non poniamo rimedio a questa situazione?
Un’analisi controcorrente della situazione
So che non è popolare dirlo, ma le istituzioni pubbliche hanno bisogno di disgregatori nel loro management IT. Queste figure visionarie comprendono l’importanza di un cambiamento radicale e sono pronte a combattere contro le resistenze interne. È qui che entra in gioco il concetto di zero trust, un approccio che si fonda sul principio del minimo privilegio. Questa strategia non è solo un aggiornamento tecnologico; è una necessità strategica per proteggere i dati sensibili e garantire la sicurezza operativa. Ma ci si può davvero fidare di un sistema che non prevede il controllo di ogni singolo accesso?
Tuttavia, la transizione verso un sistema basato su zero trust non è semplice. Le preoccupazioni riguardo alla sicurezza nel cloud sono amplificate nel settore pubblico, dove il valore dei dati è inestimabile. Ogni passo verso questa nuova frontiera deve essere accompagnato da una comunicazione chiara e dalla formazione del personale, affinché ogni attore coinvolto possa sentirsi a proprio agio con il cambiamento. La vera domanda è: siamo pronti a fare questo salto?
Conclusioni che disturbano ma fanno riflettere
La realtà è meno politically correct: le istituzioni che non si adattano rischiano di diventare vittime preferite di attacchi informatici. Ogni giorno che passa senza un cambio di rotta rappresenta un rischio crescente. È fondamentale che i leader del settore pubblico smettano di aggrapparsi al passato e inizino a guardare al futuro con coraggio e determinazione. Ma come possiamo aspettarci cambiamenti se le decisioni vengono sempre rinviate?
Le sfide sono immense, ma la vera opportunità risiede nel potere di un cambiamento guidato. La cultura del cambiamento deve diventare parte integrante dell’agenda di ogni decision maker nel settore pubblico. Solo così potremo sperare di creare un ambiente più sicuro, non solo per noi stessi, ma anche per le generazioni future. E tu, quali passi stai compiendo per promuovere una cultura della sicurezza e dell’innovazione nelle tue organizzazioni? La trasformazione è possibile, ma richiede impegno e visione. Non lasciamo che il settore pubblico resti indietro.