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Diciamoci la verità: siamo sommersi da iniziative che promettono di trasformare le piccole e medie imprese italiane in colossi digitali. Tra queste, spicca PID-NEXT, un progetto che si auto-proclama il salvatore della digitalizzazione. Ma quanto c’è di concreto in questa promessa? Facciamo un’analisi più approfondita e vediamo se davvero possiamo fidarci di un’iniziativa che si regge su fondi pubblici e buone intenzioni.
Un’iniziativa con buone intenzioni, ma quante reali opportunità?
PID-NEXT, il Polo d’Innovazione creato per supportare le micro, piccole e medie imprese nella loro transizione digitale, nasce da una collaborazione tra Unioncamere e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Con i fondi del PNRR che si riversano nel progetto, ci si aspetterebbe che ogni euro investito porti a un vero e proprio salto di qualità per le aziende. Eppure, la realtà è meno politically correct: molte di queste iniziative restano sulla carta, senza mai tradursi in supporti tangibili.
Le statistiche parlano chiaro: meno del 30% delle piccole e medie imprese italiane ha effettivamente implementato strategie digitali efficaci. È un po’ come se offrissero un buffet all-you-can-eat, ma solo in pochi si avventurano a riempire il piatto. Il fatto che PID-NEXT offra servizi gratuiti per le micro e piccole imprese, oltre a cofinanziamenti per le medie, non basta a garantire che queste aziende sappiano come utilizzare questi strumenti. E se non lo fanno, che senso ha tutto questo?
Un decreto che amplia le possibilità, ma non risolve i problemi di fondo
La recente apertura del bando, che permette anche alle ditte individuali di accedere ai servizi di PID-NEXT, è senza dubbio un passo nella giusta direzione. Ma mi viene da chiedere: si tratta di un tentativo disperato di colmare un vuoto? O veramente le ditte individuali necessitano di questo supporto? Gli artigiani e le piccole aziende agricole già lottano quotidianamente contro una burocrazia opprimente e la mancanza di competenze digitali. È plausibile pensare che un bando, per quanto ben congegnato, possa risolvere problemi che richiedono un approccio più complesso e sfaccettato?
Le domande di partecipazione si possono presentare tramite la piattaforma restart.infocamere.it, ma chi ha realmente il tempo e le competenze per affrontare questa procedura? Le PMI, spesso a corto di risorse, rischiano di trovarsi intrappolate in un labirinto burocratico, incapaci di raccogliere i frutti di questa opportunità. E mentre il governo promette un futuro radioso, la verità è che molti imprenditori potrebbero trovarsi a fare i conti con una realtà ben diversa.
Conclusioni inquietanti: è davvero il momento della digitalizzazione?
Il re è nudo, e ve lo dico io: PID-NEXT potrebbe sembrare una risposta alle esigenze di digitalizzazione delle PMI, ma senza un effettivo supporto pratico e senza un cambiamento culturale profondo, rischia di rimanere un’iniziativa vuota. La digitalizzazione non è solo una questione di fondi o di appalti; richiede una vera volontà di cambiamento, un investimento nelle competenze e una strategia chiara.
In un contesto come quello attuale, non possiamo permetterci di illudere le PMI con promesse che non possono essere mantenute. È il momento di un pensiero critico: la vera trasformazione digitale passa attraverso la consapevolezza e la preparazione, non solo attraverso un bando.