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Le startup e le Pmi innovative sono spesso soggette a normative fiscali complesse che possono influenzare significativamente le loro operazioni e il potenziale di attrarre investitori. In particolare, è fondamentale che queste aziende delineino chiaramente le loro exit strategy e le future necessità di capitale di rischio nel loro business plan iniziale.
Questa richiesta, sebbene logica, presenta una serie di paradossi e sfide, sia per le startup stesse sia per gli investitori che cercano di beneficiare delle detrazioni fiscali offerte dallo stato.
La necessità di exit strategy nel business plan
Quando si tratta di investimenti in startup, gli investitori mirano a ridurre il rischio potenziale e massimizzare i profitti. Di conseguenza, le startup devono includere nel loro business plan le modalità attraverso cui intendono realizzare profitti o, nel peggiore dei casi, uscire dall’investimento in caso di perdite. Tuttavia, la legge non richiede che queste modalità siano specificate con largo anticipo, rendendo questa richiesta poco razionale.
Le difficoltà previsionali
Le exit strategy possono comportare tempistiche imprevedibili. Un esempio eloquente è Bending Spoons, una delle startup più promettenti d’Italia, che sta considerando la quotazione in borsa solo dopo 13 anni dalla sua fondazione. Questo evidenzia come le previsioni finanziarie possano rivelarsi estremamente difficili, soprattutto per aziende nelle fasi iniziali.
Le implicazioni per gli investitori e le successive necessità di capitale
Un altro aspetto cruciale riguarda le esigenze future di raccolta di capitale. Il Ministero della Finanza ha stabilito che le agevolazioni fiscali non si applicano agli investitori già titolari di partecipazioni nella startup, a meno che nel piano aziendale iniziale non siano contemplate ulteriori raccolte di capitali. Questa norma, quindi, può ostacolare il flusso di investimenti necessari per la crescita delle startup.
Il ciclo di investimento e il follow-on
È importante notare che gli investitori non tendono a investire tutto il capitale inizialmente. Solitamente, il loro apporto si sviluppa in diverse fasi, come la fase seed e la series A. Pertanto, è fondamentale che le startup considerino le diverse fasi di finanziamento e come ogni round possa coinvolgere investitori già presenti nel capitale.
Prospettive future
Le normative che richiedono la previsione di exit strategy e necessità di capitale nel business plan iniziale possono apparire come ostacoli per le startup. Tali requisiti sembrano contraddire le finalità agevolative volute dal legislatore e possono portare a una mera compilazione formale piuttosto che a un reale supporto alla crescita imprenditoriale.
Come affermato da esperti del settore, le startup spesso raggiungono il loro successo grazie alla capacità di adattarsi e modificare i propri piani. Pertanto, la flessibilità e la tolleranza per gli errori previsionali dovrebbero essere parte integrante delle politiche fiscali, per non ostacolare l’innovazione e la competitività nel panorama imprenditoriale europeo.

