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Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si presenta come il grande salvatore della giustizia italiana, ma la verità è che, dietro a queste iniziative, si nascondono più ombre che luci. Diciamoci la verità: il progetto della Piattaforma di Business Intelligence e Intelligenza Artificiale nella giustizia amministrativa, pur essendo accolto con entusiasmo, solleva interrogativi cruciali sulla sua reale efficacia e sul contesto in cui viene inserito.
Una giustizia più trasparente? Le statistiche scomode
Il 30 settembre 2024 è stata collaudata una nuova infrastruttura digitale che promette una giustizia più moderna, efficiente e trasparente. Ma a cosa serve realmente? Se da un lato si parla di strumenti avanzati di analisi statistica e cruscotti decisionali, dall’altro non possiamo ignorare i dati che parlano di un sistema giuridico ancora profondamente in crisi. Secondo le ultime statistiche, il 50% dei cittadini italiani non ha fiducia nel sistema giudiziario. Come può una nuova piattaforma cambiare questa percezione? Ecco la questione: l’integrazione di intelligenza artificiale nelle pratiche giuridiche è un argomento controverso. Se da un lato può supportare i magistrati, dall’altro si pone una questione fondamentale: l’autonomia decisionale del giudice è realmente garantita quando l’IA è coinvolta? La realtà è meno politically correct: l’intelligenza artificiale, per quanto avanzata, non può sostituire il giudizio umano e rischia di introdurre bias sistemici nel processo giudiziario.
Un modello innovativo o solo un’illusione?
Il premio Agenda Digitale 2024 ricevuto da questa piattaforma è un riconoscimento che, sebbene prestigioso, deve essere visto con occhio critico. Siamo davvero di fronte a un modello unico a livello nazionale ed europeo, oppure si tratta dell’ennesima operazione di marketing politico che mira a rassicurare la popolazione? Il re è nudo, e ve lo dico io: mentre si celebrano questi traguardi, i problemi strutturali della giustizia italiana rimangono irrisolti. In un momento storico in cui la fiducia nelle istituzioni è ai minimi storici, è fondamentale analizzare se le iniziative come quella del PNRR siano realmente efficaci o se si tratti solo di un abbellimento superficiale, utile a distogliere l’attenzione dai problemi più gravi, come la lentezza dei processi e la carenza di risorse umane e materiali nel sistema giudiziario.
Conclusione: il futuro della giustizia dipende da noi
In conclusione, non possiamo ignorare i potenziali benefici di una piattaforma digitale nella giustizia, ma dobbiamo essere consapevoli dei suoi limiti. So che non è popolare dirlo, ma la vera sfida è capire se queste innovazioni porteranno a un cambiamento reale o se rimarranno solo un’altra promessa non mantenuta. Rivolgiamo un invito al pensiero critico: non lasciamo che il clamore mediatico ci accechi. Dobbiamo chiederci se stiamo davvero camminando verso una giustizia migliore o se ci stiamo semplicemente illudendo di farlo.