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In un mondo in cui il fast fashion è diventato sinonimo di accessibilità e varietà, Shein e Temu si trovano ora a fronteggiare una tempesta perfetta di sfide. Le recenti tensioni tra Stati Uniti e Cina, unite a nuove regolamentazioni commerciali, stanno costringendo questi giganti dell’e-commerce a rivedere le loro strategie. Chi avrebbe mai pensato che un semplice acquisto online potesse essere influenzato da geopolitica e normative?
Un cambiamento repentino nei modelli di prezzo
Il 25 aprile, entrambi i brand hanno annunciato modifiche significative ai loro prezzi di vendita negli Stati Uniti. Per Shein, il costo di alcuni articoli è schizzato oltre il 150%, mentre Temu ha introdotto spese di importazione che, in alcuni casi, superano il prezzo stesso dei prodotti. Questa strategia non è certo una scelta casuale: l’amministrazione statunitense ha implementato nuove tariffe nel tentativo di ridurre il deficit commerciale con la Cina. Un obiettivo ambizioso, che però ha avuto ripercussioni dirette sui consumatori americani.
Ricordo quando, durante una pausa caffè, parlai con un amico che si lamentava dell’aumento dei prezzi su Temu. “Non è più come prima!” diceva, con una certa frustrazione. E avevo ragione a dargli ascolto. Con l’introduzione di queste nuove spese, molti consumatori si stanno chiedendo se il fast fashion sia ancora così conveniente.
Le tariffe che cambiano le regole del gioco
Le giurisdizioni americane hanno abolito l’esenzione tariffaria de minimis per i piccoli pacchi, imponendo ora dazi del 120% o una tariffa fissa di 100 dollari. Ma cosa significa tutto questo per Shein e Temu? Per molti esperti, si traduce in un’opportunità per rivedere il loro approccio logistico. A quanto pare, durante i prossimi 90 giorni, potrebbero spedire i loro prodotti in grandi quantitativi via mare invece che attraverso spedizioni aeree individuali, cercando così di abbattere i costi.
Questa strategia è stata confermata anche da Yao Jin, professore associato di gestione della supply chain, che afferma che questa è un’ottima opportunità per rifornire gli inventari statunitensi. La domanda è: sarà sufficiente per mantenere la competitività di questi marchi sul mercato?
Un modello di business in evoluzione
Con l’assenza dell’esenzione doganale, Shein e Temu stanno cercando di adottare un modello più locale. Temu, ad esempio, ha già iniziato a gestire le vendite negli Stati Uniti tramite rivenditori locali, abbandonando il modello di spedizione diretta dalla fabbrica. Questo segna un cambiamento significativo, perché fino a poco tempo fa, la maggior parte dei pacchi proveniva dalla Cina, senza passare attraverso un controllo doganale.
Con una stima di 685,1 milioni di dollari in pacchi de minimis nel 2022 provenienti dalla Cina, è evidente che questo cambiamento avrà un impatto considerevole. Ma non finisce qui. La Federal Reserve Bank di New York ha stimato che gli Stati Uniti perdono fino a 10 miliardi di dollari l’anno a causa di queste strategie, un dato che non può certo passare inosservato.
Un futuro incerto tra opportunità e rischi
La questione della sostenibilità del modello di business di Shein e Temu si fa sempre più complessa. Mentre cercano di espandere la loro presenza in Europa, affrontano anche una crescente concorrenza e regolamentazioni più severe. L’Unione Europea sta valutando l’introduzione di dazi per garantire la sicurezza dei prodotti, il che potrebbe rappresentare un ulteriore ostacolo per i due colossi.
Ma nonostante le sfide, la domanda rimane: il fast fashion ha ancora spazio per prosperare? Con il 30% delle vendite di Shein e il 40% di quelle di Temu provenienti dal mercato americano, la loro capacità di adattarsi a queste nuove realtà determinerà il loro futuro. Eppure, ci si interroga: riusciranno a far fronte a tutte queste sfide senza compromettere il loro modello di business?
Conclusioni aperte sul futuro del fast fashion
In un contesto in continua evoluzione, il fast fashion si trova a un bivio. Mentre Shein e Temu si confrontano con nuove normative e crescenti tensioni geopolitiche, il loro futuro rimane incerto. La domanda che tutti si pongono è: riusciranno a mantenere la loro posizione dominante nel mercato, o saranno costretti a rivedere completamente le loro strategie? La risposta, a mio avviso, è ancora lontana dall’essere chiara, ma una cosa è certa: il panorama del fast fashion è destinato a cambiare radicalmente nei prossimi anni.