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Negli ultimi anni, il tema della compliance aziendale ha acquisito sempre più rilevanza, specialmente in un contesto normativo europeo e nazionale complesso e in continua evoluzione. Con l’entrata in vigore di regolamenti come il GDPR, la Direttiva NIS2 e il D.Lgs. 231/2001, le imprese si trovano ad affrontare una serie di obblighi che, se non gestiti in modo sistematico, possono generare confusione e inefficienze. Questa situazione rappresenta un’opportunità unica per costruire un modello di compliance coeso, orientato non solo al rispetto della legge, ma anche alla resilienza organizzativa.
La convergenza tra normative: un’opportunità da cogliere
La sinergia tra GDPR, NIS2 e il Modello 231 può segnare un cambiamento significativo nella cultura aziendale riguardo la gestione del rischio. Questo approccio integrato non solo semplifica i processi, ma promuove anche una visione in cui privacy, sicurezza e prevenzione dei reati sono interconnessi. L’obiettivo è superare la mentalità dei “compartimenti stagni” e costruire un ecosistema di controllo unico, in cui ogni elemento lavori in sinergia per garantire la sicurezza dei dati e delle informazioni.
Il GDPR, per esempio, richiede alle organizzazioni di adottare misure adeguate per la protezione dei dati personali, sottolineando l’importanza della responsabilità e della valutazione del rischio fin dall’inizio di ogni progetto (privacy by design e by default). Non si tratta solo di documentazione: è un sistema complesso di risk management che impatta su tutti gli aspetti dell’azienda.
In parallelo, la Direttiva NIS2 amplia l’ambito di applicazione a una serie di settori critici, introducendo nuovi obblighi e responsabilità per le aziende. Questo segna un netto cambio di passo, sottolineando la necessità di una forte governance e di un approccio proattivo alla cybersicurezza.
Il D.Lgs. 231/2001 e la responsabilità del top management
Un altro aspetto cruciale è rappresentato dal D.Lgs. 231/2001, che attribuisce responsabilità diretta ai vertici aziendali in materia di cybersecurity. Ciò implica che il top management deve essere coinvolto attivamente nella gestione dei rischi informatici e nella compliance normativa. Per la prima volta, la responsabilità non è più relegata a un singolo reparto, ma deve essere condivisa e gestita a livello dirigenziale.
La legge prevede che le aziende dotate di un sistema idoneo per prevenire reati possano beneficiare di una mitigazione delle sanzioni. Ciò significa che un investimento in sicurezza informatica non è solo una spesa, ma una protezione strategica per l’organizzazione.
Inoltre, la NIS2 invita gli Stati membri a prevedere sanzioni proporzionate e dissuasive per chi non si conforma. Chi non si adegua potrebbe dover affrontare conseguenze significative, incluse sanzioni economiche e responsabilità erariali.
Verso un modello integrato di gestione dei rischi
È evidente che l’integrazione tra GDPR, NIS2 e Modello 231 non può prescindere da una mappatura accurata delle funzioni coinvolte nella gestione del rischio. La mancanza di coordinamento può portare a sovrapposizioni e inefficienze, compromettendo la capacità dell’azienda di rispondere efficacemente a incidenti di sicurezza. È fondamentale creare una cabina di regia che armonizzi ruoli e flussi comunicativi, per evitare che l’informazione si disperda.
In molte realtà, questo si traduce nella creazione di un Comitato Rischi o di un Comitato Compliance, che coinvolga diverse figure chiave dell’organizzazione: DPO, CISO, OdV e direzione legale. La revisione del modello organizzativo è quindi necessaria per implementare procedure comuni e sistemi informativi integrati, facilitando una gestione più snella e reattiva degli incidenti.
Le sfide odierne non possono essere affrontate in modo isolato. Un attacco informatico che compromette dati personali può avere ripercussioni sia sul GDPR che sulla NIS2, oltre a potenziali responsabilità ai sensi del D.Lgs. 231. È quindi essenziale sviluppare una mappa dei rischi che abbracci l’intero ecosistema normativo.
La sinergia tra GDPR, NIS2 e il Modello 231 può segnare un cambiamento significativo nella cultura aziendale riguardo la gestione del rischio. Questo approccio integrato non solo semplifica i processi, ma promuove anche una visione in cui privacy, sicurezza e prevenzione dei reati sono interconnessi. L’obiettivo è superare la mentalità dei “compartimenti stagni” e costruire un ecosistema di controllo unico, in cui ogni elemento lavori in sinergia per garantire la sicurezza dei dati e delle informazioni.0