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Negli ultimi anni, l’Australia ha dimostrato di essere un attore chiave nel panorama dell’innovazione tecnologica, posizionandosi come un forte concorrente all’interno della regione Asia-Pacifico. Con l’organizzazione annuale dello Scaleup Summit Australia da parte di Mind the Bridge, accompagnata dal supporto di Investment NSW, il paese offre un’importante occasione per riflettere sui progressi compiuti, come evidenziato dal report Tech Scaleup Australia 2025, realizzato con la collaborazione di ACCIONA.
Il panorama delle scaleup in Australia
Attualmente, l’Australia ospita 1.582 scaleup, che rappresentano quasi sei scaleup ogni cento mila abitanti. Questo dato è di grande rilevanza, soprattutto considerando la dimensione della popolazione. Le scaleup australiane hanno raccolto oltre 36 miliardi di dollari in capitale, un importo che corrisponde a circa il 2% del PIL nazionale.
Analizzando le grandi economie asiatiche, come la Cina e l’India, che contano rispettivamente 12.403 e 4.112 scaleup, l’Australia si distingue con numeri simili a quelli di paesi come la Corea del Sud (2.127 scaleup) e il Giappone (2.268). Inoltre, il suo ecosistema è tre volte più grande rispetto a quello degli Emirati Arabi Uniti, che conta 503 scaleup.
Una fucina di scalers
Particolarmente interessante è la crescita delle grandi scaleup in Australia, note come scalers. Si sono identificati 71 casi di scaleup che hanno ottenuto finanziamenti superiori ai 100 milioni di dollari ciascuna, un numero comparabile a quello della Corea del Sud e del Giappone. Questo fenomeno può essere attribuito all’isolamento dell’ecosistema australiano, che ha incentivato la creazione di aziende leader in settori strategici come le costruzioni, l’estrazione mineraria e l’energia, noti sotto il termine infratech.
Investimenti e innovazione nel settore infratech
Un’analisi dettagliata del settore infratech rivela una crescita continua negli ultimi cinque anni, con investimenti di venture capital aumentati da 100 milioni di dollari nel 2020 a quasi 500 milioni nel 2025. Di tutte le scaleup australiane, circa un decimo (107) operano in questo settore, coprendo l’intera catena del valore: il 21% si concentra sulle risorse critiche, il 57% sulle costruzioni e il 22% sui sistemi energetici.
Il report Unlocking the future of mining, realizzato da Mind the Bridge insieme a BHP e altri esperti del settore minerario, mette in luce come i progetti infrastrutturali di grandi dimensioni, attuati da aziende nazionali e internazionali come ACCIONA e Rio Tinto, stiano sempre più integrando tecnologie all’avanguardia come l’intelligenza artificiale, la robotica avanzata e i digital twins.
Verso nuove frontiere tecnologiche
Inoltre, gli investitori australiani stanno puntando su aree innovative come la space tech, i droni e la mobilità autonoma. Questi settori, soprattutto quando si intersecano con le costruzioni e l’estrazione mineraria, stanno attirando un forte interesse. Nonostante la presenza di 491 venture capital e corporate venture capital attivi, con 32 miliardi di dollari pronti per investimenti, la maggior parte dei fondi (il 73%) è destinata a investimenti in fase seed e early stage, con importi sotto i 50 milioni di dollari.
Tuttavia, è interessante notare che i mega fondi da oltre 1 miliardo di dollari sono prevalentemente rappresentati da corporate venture capital, come nel caso di Rio Tinto e di istituti bancari come Macquarie Group e ANZ.
Le opportunità per le aziende internazionali
La specializzazione dell’Australia in ambiti tecnologici specifici ha stimolato l’interesse di 26 grandi aziende internazionali, che hanno aperto uffici di innovazione nel paese. Questa tendenza rappresenta un messaggio forte in un contesto globale dove gli investimenti tendono a concentrarsi in pochi ecosistemi dominanti, rischiando di emarginare altri. L’approccio australiano, caratterizzato dalla specializzazione, potrebbe servire come modello per altre nazioni, dove la frammentazione delle risorse spesso ostacola la crescita e l’innovazione.