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Diciamoci la verità: i convegni di diritto si stanno trasformando in un vero e proprio rituale per molti professionisti del settore legale. Ma quanto sono realmente utili? In un panorama in cui il tempo è denaro, ci si potrebbe chiedere se partecipare a questi eventi sia un investimento o solo una perdita di tempo. Analizziamo i convegni in programma nei prossimi mesi e cerchiamo di capire se davvero rappresentano un’opportunità di crescita o se si limitano a essere appuntamenti di routine.
I prossimi eventi: un calendario fitto di appuntamenti
Nel mese di luglio 2025, sono in programma diversi eventi di rilievo, tra cui il convegno del CDL a Fermo e il congresso giuridico lombardo a Milano. Il 20 giugno, a Sanluri, si terrà un incontro dell’Accademia dei Commercialisti, mentre il 18 giugno ci sarà il convegno dell’ODCEC a Potenza. Questi eventi attirano professionisti da tutta Italia, promettendo aggiornamenti e networking. Ma ci si deve chiedere: cosa si ottiene realmente da queste occasioni?
Le statistiche scomode parlano chiaro: molti partecipanti a convegni di questo tipo ammettono di non trarre alcun beneficio concreto dalle relazioni instaurate. Spesso si assiste a un grande affollamento, ma le interazioni significative sono limitate. La maggior parte degli interventi è composta da relazioni standardizzate, con poca possibilità di approfondire temi specifici o di interagire direttamente con i relatori. E allora, ci chiediamo: vale davvero la pena di investire tempo e risorse in eventi di questo tipo?
Analisi controcorrente: il vero valore dei convegni
So che non è popolare dirlo, ma la realtà è meno politically correct di quanto vogliamo credere: i convegni di diritto, per quanto importanti, rischiano di diventare un mero esercizio di stile. Per molti, sono un’opportunità di visibilità per relatori e organizzatori, piuttosto che un reale momento di crescita professionale per i partecipanti. Ma perché accade questo? Forse perché ci si è abituati a una routine di eventi che, alla fine, si somigliano tutti.
Inoltre, la proliferazione di convegni, spesso simili tra loro, ha portato a una saturazione del mercato. Le persone si trovano a dover scegliere tra eventi che promettono contenuti simili, creando una sorta di confusione. La vera sfida è quindi comprendere quali eventi offrano un valore aggiunto e quali siano solo un modo per accumulare crediti formativi senza un reale apprendimento. E qui sta il punto: come possiamo distinguere tra eventi di valore e quelli che, in fondo, sono solo una perdita di tempo?
Conclusioni che disturbano ma fanno riflettere
La partecipazione ai convegni di diritto deve essere riconsiderata. Non si tratta solo di accumulare ore di formazione, ma di capire se il tempo e le risorse investite portano a un reale miglioramento delle proprie competenze professionali. Il re è nudo, e ve lo dico io: è fondamentale essere critici nei confronti di ciò che ci viene proposto. Non basta un bel programma per garantire un evento di qualità. Ma come possiamo valutare realmente la qualità di un convegno?
Invito tutti i professionisti del settore a riflettere sulla reale utilità di questi incontri. Prima di iscriversi, ponetevi domande scomode: quali sono i relatori? Qual è la qualità dei contenuti? Ci sarà spazio per il dibattito? Solo così si potrà trasformare l’esperienza di partecipazione in un’opportunità di crescita autentica. La realtà è che, per migliorare, dobbiamo essere pronti a mettere in discussione ciò che ci viene presentato.