Perché la telemedicina non ha conquistato tutti dopo il COVID-19

La telemedicina, un tempo considerata la salvezza durante la pandemia, sta affrontando nuove sfide. Scopriamo perché molti pazienti tornano alle visite fisiche.

Quando la pandemia ci ha colpiti, la telemedicina è diventata la nostra ancora di salvezza. Ma ora che l’emergenza è finita, sembra che la magia si sia un po’ affievolita. Recentemente, ho letto uno studio interessante che mette in luce un aspetto fondamentale: quasi la metà dei pazienti preferisce il contatto diretto alla videochiamata. Ma perché? 🤔

Il declino dell’entusiasmo per la telemedicina

Secondo uno studio condotto da Jiajia Qu, la fiducia è il fattore chiave nell’utilizzo della telemedicina. Questa ricerca ha analizzato dati provenienti da un sondaggio nazionale e ha rivelato che, sebbene fossimo tutti pionieri digitali durante l’emergenza, ora che possiamo scegliere, molti di noi tornano a preferire la visita in persona. Ma cosa c’è dietro a questa scelta? Ciò che è davvero interessante è che il problema non è la tecnologia stessa, ma piuttosto come è stata implementata e percepita dai pazienti.

Immagina un paziente che si presenta a un appuntamento virtuale con un carico di informazioni, ma senza una chiara guida. La fiducia si costruisce attraverso la comunicazione e l’ascolto, elementi che non sempre sono garantiti in una visita online. La tecnologia non è una bacchetta magica: se non riusciamo a comunicare in modo efficace, il digitale finisce per amplificare le nostre lacune. Qui sorge una domanda cruciale: come possono i medici costruire fiducia in un contesto virtuale?

Costruire fiducia: il cuore della telemedicina

Lo studio evidenzia una relazione a “U rovesciata” tra la fiducia del paziente e le sue competenze digitali. Se un paziente non è esperto di Internet, si sente perso e tende a non fidarsi. D’altro canto, chi possiede competenze elevate diventa scettico e critico. La fiducia massima si ottiene a un livello intermedio di capacità. È un campanello d’allerta: i medici devono diventare guide in questo mare di informazioni, altrimenti rischiamo di perdere il contatto umano.

Inoltre, la comunicazione centrata sul paziente è cruciale. I medici devono saper ascoltare, utilizzare un linguaggio chiaro e far sentire il paziente accolto. Dove c’è una buona comunicazione, c’è più fiducia e, di conseguenza, maggiore propensione all’uso della telemedicina. E qui arriva la realtà: se la comunicazione è scarsa in ambulatorio, sarà ancora peggiore online. Questo è un problema serio, perché abbiamo investito tanto in tecnologia, ma poco nella formazione alla comunicazione.

Le barriere della telemedicina: un’analisi realistica

Spesso si parla di “barriere di alfabetizzazione sanitaria”, ma chiamiamole per ciò che sono: difficoltà nel comprendere il linguaggio medico e nell’utilizzare strumenti digitali. Se un paziente non comprende una diagnosi o una terapia, la sua fiducia crolla. Inoltre, l’ansia di dover usare un’app complicata può portare all’abbandono. Questo è un punto cruciale: abbiamo progettato sistemi di telemedicina pensando a utenti giovani e tecnicamente esperti, dimenticando che la maggior parte degli utilizzatori del sistema sanitario è anziana e fragile.

La telemedicina non deve diventare una forma di violenza istituzionale. Non possiamo pretendere che tutti diventino esperti di tecnologia. Dobbiamo sviluppare sistemi intuitivi, facili da usare per chiunque, proprio come se fosse un gioco da ragazzi! E non dimentichiamo che non tutti hanno accesso a Internet o a spazi privati per parlare con il medico. Se la tecnologia non è gestita bene, rischiamo di creare nuove disuguaglianze.

Conclusioni: ripensare la telemedicina

In conclusione, la telemedicina non è la cura definitiva, ma piuttosto uno strumento che deve essere utilizzato con saggezza. La sfida che ci attende è ripensare i processi, formare i medici e creare sistemi inclusivi. Dobbiamo ricostruire la fiducia che è alla base di ogni interazione medica. La telemedicina è solo uno strumento, un fonendoscopio più lungo, ma senza un medico che sappia ascoltare e comunicare, il paziente tornerà a cercare un medico in carne e ossa. E chi potrebbe biasimarli? 🤷‍♀️

Scritto da AiAdhubMedia

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