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Diciamoci la verità: i bandi e i voucher sono spesso presentati come soluzioni miracolose per le piccole e medie imprese, ma la realtà è ben diversa. Il voucher per la doppia transizione, lanciato dalla Camera di Commercio di Foggia, promette sostegno alle MPMI, ma quanto di questo sostegno è realmente tangibile? Andiamo a fondo nei dettagli e nelle possibili insidie di questa iniziativa.
Le regole del gioco: chi può partecipare?
Il voucher è riservato a micro, piccole e medie imprese con sede legale nella circoscrizione della Camera di Commercio di Foggia. Tuttavia, non tutte le imprese possono beneficiarne. Sono escluse quelle che hanno già ricevuto aiuti dai bandi Doppia Transizione 2023 e 2024. Questo già limita significativamente il numero di potenziali beneficiari. Ma chi rimane fuori, e perché? La realtà è che molte startup fresche di lancio, pronte a portare idee innovative sul mercato, si vedono sbattere la porta in faccia per mancanza di esperienza. È il classico caso di chi ha talento, ma non riesce a dimostrarlo in tempo.
Inoltre, le aziende devono dimostrare di essere attive e di essere iscritte al Registro delle Imprese da almeno sei mesi. Questo requisito, sebbene ragionevole, esclude di fatto le nuove realtà imprenditoriali che potrebbero avere idee innovative ma non hanno ancora raggiunto la soglia temporale richiesta. E non è finita qui: il periodo per presentare le domande è limitato, dal 1° settembre al 30 settembre 2025, con una valutazione che si basa sull’ordine cronologico di presentazione. In altre parole, chi arriva tardi rischia di rimanere a bocca asciutta, anche se la propria proposta è valida. E se si supera il budget stanziato di 209.444,78 euro, il bando chiude anticipatamente, lasciando molti a mani vuote. Che dire, una vera corsa contro il tempo!
La realtà delle spese ammissibili
Il voucher per la doppia transizione è pensato per sostenere interventi che favoriscano la transizione energetica e l’adozione di tecnologie abilitanti. Ma attenzione: non stiamo parlando di computer e stampanti. Le spese ammissibili escludono le tecnologie di base e si concentrano su interventi più complessi e di lungo termine. Quante aziende possono permettersi di investire in questo tipo di innovazione?
Le risorse sono limitate e il contributo a fondo perduto può coprire fino al 70% dei costi ammissibili, con un massimo di 8.000 euro. Ciò significa che le imprese devono investire almeno 3.000 euro di tasca propria, un’ulteriore barriera per chi già fatica a mantenere la propria attività. E come se non bastasse, tutte le spese devono essere sostenute a partire dal 14 maggio 2024, il che implica una pianificazione e una disponibilità finanziaria che non tutte le PMI possono garantire. È un gioco a somma zero, dove i più deboli escono sempre perdenti.
Un bando con molte incognite
Oltre ai requisiti di ammissibilità e ai limiti di spesa, le PMI devono affrontare un’altra sfida: il questionario di autovalutazione SELFI 4.0. Questo strumento, pur essendo utile, rappresenta un ulteriore passo burocratico che può spaventare le piccole aziende già oberate da altre pratiche. L’invio della domanda deve avvenire esclusivamente tramite il portale Restart, e chi non riesce a farlo nel modo corretto rischia di essere escluso. Che dire, un vero e proprio labirinto burocratico!
La questione fondamentale resta quindi: il voucher per la doppia transizione è realmente un aiuto o si tratta di un modo per far apparire che si sta facendo qualcosa per le PMI? Molte aziende potrebbero trovarsi a lottare per ottenere un contributo che, alla fine, non copre nemmeno le loro spese più urgenti. È tempo di spogliarsi delle illusioni e guardare in faccia la realtà.
Conclusioni e riflessioni finali
In conclusione, il voucher per la doppia transizione presenta più ombre che luci. Le MPMI devono affrontare una serie di ostacoli burocratici e finanziari per accedere a un aiuto che, sebbene possa sembrare allettante, rischia di non essere sufficiente a coprire le loro reali necessità. Dobbiamo chiederci: è davvero il supporto di cui hanno bisogno o è solo un’illusione ben confezionata? Non è mai troppo tardi per riflettere sulla vera essenza di queste opportunità.
Invitiamo le imprese a riflettere criticamente su queste opportunità e a non farsi ingannare da promesse che potrebbero rimanere tali. La vera transizione non è solo quella energetica, ma anche e soprattutto quella verso una maggiore consapevolezza e responsabilità nella gestione delle proprie risorse. Perché, alla fine, chi gioca con il fuoco rischia di bruciarsi.