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Negli ultimi anni, un trend curioso ha preso piede in Italia: i genitori, e in particolare le mamme, sono diventati quasi membri della giuria durante gli esami di maturità dei loro figli. Ma possiamo parlare di cosa significa tutto questo? 🤔
Un rito di passaggio trasformato
Oggi non si tratta più solo di accompagnare i ragazzi all’esame e attenderli all’uscita. Sempre più genitori assistono al colloquio orale, seduti tra il pubblico. Con smartphone alla mano, immortalano ogni momento, partecipando emotivamente alle risposte dei propri figli. Questo cambiamento ha dato vita a un vero e proprio rito di passaggio: mazzi di fiori, coriandoli e selfie celebrativi stanno sostituendo l’intimità di un momento così personale e significativo.
Ma ci siamo mai chiesti: che senso ha oggi la “maturità”? È un’evoluzione naturale dei costumi o una deriva che rischia di snaturare un momento cruciale nella vita di un giovane? L’Esame di Stato, come suggerisce il nome, dovrebbe segnare l’ingresso del ragazzo nella cittadinanza adulta. Se i genitori sono sempre al fianco, chi sta davvero crescendo?
La storia dell’esame di maturità in Italia
Questa pratica ha radici profonde nella cultura italiana e risale agli anni ’30. Tuttavia, è negli anni ’60, con l’apertura dell’università a più studenti, che l’esame di maturità ha assunto una connotazione simbolica, diventando il primo banco di prova ufficiale per i ragazzi. Oggi, il termine “maturità” non è solo un passaggio scolastico, ma qualcosa di più profondo: un rito di crescita personale.
Il fatto che oggi il colloquio orale sia assistito dai genitori porta a una confusione tra autorità pubblica e affettiva. Prima, erano solo compagni di classe e amici a sostenere i ragazzi, mentre ora la presenza dei genitori è diventata la norma. Qual è il messaggio che si trasmette? Che l’ansia e l’orgoglio genitoriale superano la necessità di autonomia dei figli.
Un’anomalia culturale?
Paragonando l’Italia ad altri paesi europei, si nota una differenza significativa. In Francia, Germania e Regno Unito, l’esame di maturità è considerato un momento solenne e personale, dove la presenza dei genitori non è solo inusuale, ma spesso vista come un’intrusione. La cultura di questi paesi valorizza l’autonomia dello studente come un principio fondamentale non solo educativo, ma anche civico.
In Italia, invece, la famiglia non solo accompagna, ma occupa lo spazio del figlio, trasformando l’esame in un evento familiare. Questo porta a una riflessione importante: come può un adolescente interiorizzare un passaggio simbolico se vive l’esperienza insieme ai genitori? Il rischio è che si alimenti una forma di adolescenza prolungata, dove i momenti decisivi diventano rituali familiari piuttosto che opportunità di crescita individuale.
In definitiva, è necessario riflettere su come ristrutturare questo approccio. I genitori devono imparare a lasciare che i figli affrontino le sfide da soli, permettendo loro di crescere e sviluppare il proprio senso di responsabilità. L’esame di maturità non dovrebbe essere solo un traguardo, ma un esercizio di separazione, un momento in cui il giovane può affermare la propria identità.
La vera sfida non è solo per gli studenti, ma anche per i genitori: come possono accompagnare i propri figli in questo viaggio senza sostituirsi a loro? La risposta potrebbe essere più semplice di quanto si pensi: fidarsi e lasciare andare. 🌱