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Immagina di ordinare una pizza e, invece di ricevere un delizioso piatto da mangiare, ti arriva un conto da mille euro: ecco, più o meno, cosa è successo con Builder.AI. Questa startup britannica, una volta valutata 1,5 miliardi di dollari, ha chiuso i battenti e ha lasciato un mare di interrogativi e investitori delusi. Ma come è potuto accadere?
Un’illusione ben confezionata
Per anni, Builder.AI ha promesso di rivoluzionare il mondo della programmazione, permettendo a chiunque di creare applicazioni personalizzate “come si ordina una pizza”. Ma la realtà era ben diversa: dietro la facciata di intelligenza artificiale si nascondeva un team di 700 programmatori indiani, a lavorare in un call center di Nuova Delhi, tra un caffè e una chiacchiera. E pensare che tutto questo è emerso solo dopo che il Wall Street Journal ha iniziato a far trapelare notizie sul vero funzionamento della startup.
Natasha: l’assistente virtuale che non c’era
Al centro della narrazione di Builder.AI c’era Natasha, l’assistente virtuale che prometteva di guidare gli utenti nel processo di creazione delle app. Ma indovinate un po’? Natasha era in realtà solo un’interfaccia per un gruppo di programmatori che gestivano tutto manualmente. “Builder.AI, AI = Actually Indians”, recitava un meme che circolava sui social, riassumendo perfettamente la situazione. Insomma, un grande bluff!
Il crollo di un gigante
Creata nel 2016 da Sachin Dev Duggal, la startup era emersa come una delle più promettenti nel mondo dell’IA. Nonostante le inchieste sul suo operato, ha continuato a raccogliere fondi, attirando anche l’attenzione di colossi come Microsoft e Softbank. Ma, come un castello di carte, la realtà è venuta a galla. Con l’accusa di aver gonfiato i ricavi del 350% e la perdita di finanziamenti cruciali, la fine si avvicinava.
Cosa resta ora?
Oggi, dopo il fallimento, i 270 dipendenti ufficiali e i 700 programmatori indiani si trovano senza lavoro. La domanda che aleggia nell’aria è: come hanno potuto ingannare il mercato per così tanto tempo? E soprattutto, cosa significa questo per il settore? In un’epoca in cui l’IA è sulla bocca di tutti, è fondamentale distinguere tra innovazione genuina e marketing ben confezionato. E a proposito, chi ci garantisce che la prossima startup non faccia la stessa fine?
Lezione imparata?
Il caso di Builder.AI non è solo una storia di fallimenti, ma una lezione per tutti noi. In un mondo in cui l’innovazione è tutto, è facile farsi abbagliare dalle promesse di tecnologie rivoluzionarie. Ma come sempre, la verità ha il suo modo di venire a galla. Resta da vedere se il settore tecnologico saprà trarre insegnamenti da questa vicenda o se continuerà a navigare in acque torbide, con l’illusione di essere sulla cresta dell’onda.