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Parliamo di influencer e delle nuove regole che dovrebbero disciplinare questo mondo, ma che, a quanto pare, non riescono a colmare il gap tra il settore audiovisivo e il digitale. Dopo anni di lavoro e consultazioni, ci troviamo di fronte a Linee Guida che sembrano più un palliativo che una soluzione concreta. Chi si aspettava un cambiamento significativo potrebbe rimanere deluso. Ma perché ci troviamo in questa situazione? 💬
Il provvedimento e le sue lacune
Il nuovo provvedimento era atteso come un modo per regolare l’influencer economy, ma sembra più una montagna che partorisce un topolino. Si sono spesi anni per arrivare a un testo che, purtroppo, non affronta adeguatamente temi cruciali come il fake engagement e la pubblicità occulta. Unpopular opinion: non solo non supera le incongruenze esistenti, ma addirittura le amplifica. Chi altro ha notato che il settore sembra più confuso che mai? 🤔
Le Linee Guida permettono agli influencer di operare in una sorta di “zona franca”, senza le responsabilità imposte dall’attuale legislazione per i media audiovisivi. Questo crea una disparità inaccettabile, dove i fornitori di contenuti audiovisivi sono soggetti a regolamentazioni severe, mentre gli influencer possono continuare a navigare in acque poco chiare. Ma è giusto che ci siano delle differenze così marcate?
Inoltre, ci sono definizioni ambigue che potrebbero essere facilmente aggirate. Ad esempio, la possibilità di pubblicità occulta e contenuti dannosi per i minori rimane intatta. Queste pratiche, perseguibili nel mondo audiovisivo, non hanno alcuna sanzione nel contesto degli influencer. È preoccupante vedere come le dinamiche di mercato e i processi democratici possano essere alterati da queste lacune. Ma cosa possiamo fare per migliorare la situazione?
L’assenza di misure contro il fake engagement
Plot twist: il fenomeno del fake engagement, che distorce la realtà delle interazioni online, non è nemmeno menzionato! Come è possibile? È come se nel settore audiovisivo si permettesse a un’emittente di dichiarare milioni di telespettatori senza alcuna verifica. Questo non solo danneggia i media tradizionali, ma crea anche un ambiente di mercato tossico. Chi ci rimette, alla fine? 🤷♀️
Gli influencer che utilizzano metriche false minano la fiducia degli utenti e danneggiano l’intero ecosistema. Pensateci: gli utenti potrebbero sovrastimare il successo di alcuni influencer, mentre gli investitori pubblicitari vengono indotti a investire su basi fuorvianti. Chi ci guadagna davvero? Solo le piattaforme online che vendono visibilità a pagamento, senza alcuna trasparenza. È ora di dire basta a questa situazione, non credi?
La mancanza di regole chiare su questo tema è davvero inquietante. È tempo di affrontare questa distorsione che danneggia anche i creator onesti, quelli che non ricorrono a pratiche ingannevoli e che, di conseguenza, vengono sottorappresentati. Perché dovrebbero essere penalizzati per la scarsa trasparenza altrui?
Definizioni obsolete e lacune normative
Ultimo ma non meno importante, le definizioni utilizzate nel provvedimento sono anacronistiche e non esaustive. Come possiamo considerare gli influencer solo come produttori di “contenuti audiovisivi che informano, intrattengono o istruiscono”? Questo approccio ignora l’intera galassia di influ-attivisti e contenuti di comunicazione sociale che non rientrano in queste categorie. È davvero così difficile aggiornare il linguaggio, o no?
Inoltre, limitare l’applicazione delle Linee Guida solo a contenuti che “possono avere un impatto significativo” sul pubblico è poco lungimirante. Dobbiamo pensare a un quadro normativo che si adatti anche a futuri sviluppi, piuttosto che a definizioni rigide che non riescono a catturare la realtà in continua evoluzione degli influencer. È ora di un cambiamento radicale, non credi? Who else thinks che sia tempo di rivedere radicalmente l’approccio?